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La prima volta che ho visto Twin Peaks ho avvertito la sensazione di una rivelazione: tutto era già stato disegnato. La vita che ci circonda, con tutte le sue stranezze, tutte le incongruenze, le cattiverie domestiche, i personaggi assurdi che spesso incontriamo, tutte queste cose erano lì dentro, le si poteva sfogliare, una ad una, descritte con l’inquietante fantasia di David Lynch.

Nel 2016 è stato preannunciato il ritorno di Twin Peaks con una nuova stagione realizzata 25 anni dopo dagli stessi David Lynch e Mark Frost. Oggi, con un anno di ritardo, abbiamo finalmente una data: 21 Maggio 2017: la Premiere dell’episodio pilota della terza serie trasmesso in contemporanea negli Stati Uniti e su Sky Atlantic.

Per l’occasione ritroveremo alcuni dei protagonisti della serie solcati da rughe che un tempo non avevano ma con lo stesso sguardo illuminato dalla scintilla della follia che li caratterizzava.

«Ci rivedremo fra 25 anni», disse Laura Palmer nell’ultimo episodio di Twin Peaks.

E anch’io 25 anni dopo vorrei dare il mio contributo.

Ho desiderato accostare l’argomento alla mia ricerca personale. I miei lavori, pur partendo da quell’immaginario, sono introspettivi. Ho ritrovato nei personaggi di Twin Peaks una lungimirante follia,  una sorta di schizofrenia,  che me li fa sentire molto vicini all’uomo contemporaneo.

Leland Palmer è il buon uomo di famiglia, saldo ai suoi principi, esempio sociale, persona rispettabile, ma dentro di lui scorre il seme della follia, in lui vive un Fred Astaire dei giorni nostri, frenetico, inquieto. Nel buon uomo convive l’animale, la belva feroce, pronta a divorarti, che solo il suo sguardo penetrante e possessivo può tradire.

Gli occhi, gli sguardi, sono uno degli aspetti sui quali mi sono maggiormente soffermata. L’ansia di Sarah Palmer, la sua vulnerabilità, la sua disperazione è sulle prime pagine di molti quotidiani. Il disincantato distacco della signora ceppo cammina lungo i corridoi degli ospedali, nei laboratori di ricerca o nelle lugubri stanze di stanche vecchiette. In una fetta di torta di ciliegie è racchiuso tutto il succoso piacere della lussuria. Nemmeno una testa decapitata caduta su un tavolo è più in grado di sorprenderci, di distogliere la nostra attenzione.

Twin Peaks ha dipinto uno squarcio di società contemporanea che potrebbe inglobare almeno in parte ognuno di noi.

Vorrei riuscire a mostrare quanto l’immaginario lynchiano sia vicino alla nostra realtà quotidiana. Quanto gli incubi e le stranezze rappresentati nel telefilm non siano frutto di una mente bizzarra ma potrebbero essere istantanee fotografiche delle nostre stesse vite.

“There’s a fish in the percolator” diceva il taglialegna Pete Martell: non ci vedo nulla di così assurdo.

Quante volte passeggiando o semplicemente vivendo mi sono imbattuta in situazioni o sono stata rapita da immagini surreali, che eppure erano lì, concrete, davanti a me.

Sono sicura che ognuno di noi potrebbe avere da raccontare piccoli assurdi istanti della propria vita, che abbia avuto visioni inquietanti, che i suoi occhi abbiano catturato frammenti insoliti, che lasciano sorpresi e spiazzati ma che in un qualche modo si imprimono nella nostra memoria.

Mi è capitato, passeggiando per Venezia di essere rapita da un’immagine a dir poco surreale: seduta davanti a un bacaro una strana figura, una donna in età già un po’ avanzata ma con lunghi codini biondi da bambina, in testa una coppola verde marcio e indosso una tuta completamente mimetica, militare, guanti verdi con le dita tagliate e scarponi da alpinista. Seduta a un tavolino da sola con lo sguardo un po’ triste, nulla sul tavolo e una sigaretta fra le dita. Questa misteriosa creatura non aveva assolutamente nulla da invidiare alla signora ceppo.

Ognuno di noi potrebbe trovare almeno un pezzetto di sé in uno dei personaggi lynchiani o in uno dei tanti squarci d’America che ci vengono offerti: nelle lande desolate, le lunghe strade, nella corteccia secca di un albero o nel placido lago. Siamo tutti in un modo o nell’altro uno dei folli abitanti di quella piccola cittadina.

Ecco perché il ciclo è composto da alcune immagini riconoscibili appartenenti alla serie TV, alcuni volti appariranno noti, alcuni frammenti saranno déjà-vu. Alcuni squarci però, qualche piccolo dettaglio, qualche scena, non sono stati estrapolati dalla serie ma sono stati da me appositamente creati, richiamano l’immaginario lynchiano, come solo la realtà, in tutta la sua corposità e corruttibilità, è in grado di fare. 

A voi riconoscerli, o riconoscersi.

stella(Stefania Gagliano)

fonte dell'immagine: inthetreesartpreview.blogspot.it
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